Il Giappone rimase per molto tempo una terra sconosciuta agli occhi degli europei. Fu solo nel 1859, quando il paese si aprì al commercio con l’estero, che la terra del Sol Levante incominciò ad accogliere commercianti e viaggiatori europei curiosi e desiderosi di scoprire quella società fino ad allora ignota.
Prodotti mai visti si presentarono cosi agli occhi dei primi mercanti che li portarono ben presto nel vecchio continente: kimono, ventagli, ombrelli, lacche, paraventi, armature, katane, maschere e stampe d’arte ebbero un tale successo da diventare una vera e propria mania per il pubblico europeo che faceva a gara pur di acquistarli, collezionarli ed esporli nelle proprie dimore. La mostra, curata dal professore Pietro Amadini e dal direttore del museo Laura Dal Prà, racconta il Giappone di quel tempo attraverso oggetti d’arte orientali, in buona parte collezionati da Giuseppe Grazioli il religioso ed agronomo trentino che a metà Ottocento si era recato in Giappone alla ricerca di uova del baco da seta sane introvabili in Europa dopo la virulenta epidemia di pebrina, ma anche grazie a resoconti di viaggi oltre ad un importante nucleo di fotografie scattate da Felice Beato.