Dal 3 aprile al 31 luglio 2025 presso lo Studio d'Arte Raffaelli di Trento.
Nonostante insista sui soggetti inanimati, la natura morta è un genere pittorico tutt’altro che passivo. Lungo la storia dell’arte, è stata al servizio di messaggi etici ed edificanti, come nelle vanitas olandesi, ricche di allegorie sulla fugacità della vita e sull’impermanenza; o, ancora, il genere è stato precursore della rottura con la pittura tradizionale, con il collasso della prospettiva all’avvento del contemporaneo, presagito dalla sensazione di movimento data dalla luce che si posa sulla buccia di una mela. Gli artisti a un certo punto, attraverso questo moto, scoprirono che la natura morta, con la sua rappresentazione apparentemente oggettiva, era in realtà il mezzo ideale attraverso cui esplorare la vera controparte della realtà – il suo sostrato, i suoi difetti e i suoi contorni irregolari. Da qui proviene la mistica di Giorgio Morandi, la cui semplicità pittorica, fatta di pose fuori fuoco di oggetti quotidiani sui tavoli, dai volumi caratteristici e dalle palette austere, tradisce la natura fittizia della percezione.