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Cambiamento climatico: rischi e buone pratiche

Il cambiamento climatico è già in atto e determinerà le condizioni di vita future sulla terra. È importante conoscerne gli effetti e progettare strategie di resilienza e adattamento.

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Le conseguenze del cambiamento climatico

Le temperature più calde registrate negli ultimi anni stanno cambiando i modelli meteorologici e sconvolgendo gli equilibri naturali, il che comporta molti rischi per gli esseri umani e per tutte le altre forme di vita sulla Terra.

Impatti sulla risorsa idrica

Gli effetti dei cambiamenti climatici previsti per il regime termo-pluviometrico modificheranno la disponibilità della risorsa idrica, alterando in particolare l’entità e la stagionalità dei deflussi nei corsi d’acqua superficiali. Si renderà pertanto necessaria una diversa e attenta pianificazione della gestione della risorsa idrica, il cui deficit potrebbe essere maggiore in particolare in estate, in concomitanza con la maggiore competizione tra i diversi usi: l’uso potabile legato alla popolazione in aumento a causa dei flussi turistici, l’accumulo d’acqua negli invasi destinati alla produzione di energia idroelettrica, il maggior fabbisogno irriguo per l’agricoltura. Lo studio effettuato sui bacini del fiume Noce e del fiume Brenta nell’ambito del progetto OrientGate (Provincia Autonoma di Trento, 2014) per valutare l’effetto combinato dei futuri cambiamenti climatici e dello sfruttamento idroelettrico sulla disponibilità idrica ha posto in evidenza alcune importanti tendenze. Negli scenari futuri presi in considerazione, per il periodo 2021-2050 è attesa in entrambi i bacini una lieve diminuzione media annua dei volumi derivabili, con marcate differenze a livello stagionale e comportamenti differenti tra i torrenti di alta quota ed i corsi d’acqua delle zone terminali dei bacini presi in esame. Nel medio periodo, la stagione più problematica appare essere con tutta probabilità l’estate, specialmente per i bacini situati a quote minori, con riduzioni anche significative, mentre in inverno si prevedono probabili aumenti dei volumi derivabili. Le variazioni su base stagionale e per tipologia di regime idrologico potranno essere osservate anche sui regimi minimi delle portate. In inverno la probabile maggior disponibilità idrica comporterà l’incremento del numero di giorni in cui si registreranno portate superiori al deflusso minimo vitale¹0 (DMV), così come previsto anche in primavera per i bacini alle quote più elevate in Val di Sole. Invece in estate e in primavera, nei bacini posti alle quote inferiori e per quelli del Fiume Brenta, si prospetta una diminuzione del numero di giorni in cui il deflusso in alveo è superiore al DMV, con il conseguente prolungamento dei periodi di magra e la minore sostenibilità idrologica dell’attuale DMV.

Impatti sugli ecosistemi delle acque interne

Gli ecosistemi di acque interne sono importanti riserve di biodiversità, il cui stato ecologico è soggetto a notevoli pressioni antropiche che causano la perdita di componenti biologiche e habitat e un generale scadimento delle condizioni naturali. I cambiamenti climatici agiscono pertanto su ecosistemi che sono già in parte compromessi e caratterizzati da una vulnerabilità elevata e possono amplificare effetti quali la perdita di specie e servizi ecosistemici, le invasioni biologiche e il deterioramento della qualità delle acque associato anche al rilascio di inquinanti del passato con la fusione dei ghiacciai.

Impatti su ecosistemi terrestri e biodiversità vegetale

Le zone alpine sono tra le aree ad alto rischio di perdita di biodiversità e ad oggi hanno subito impatti molto evidenti. I cambiamenti climatici impattano infatti sulla fisiologia, sul ciclo vitale sulla resistenza alle malattie e sulla distribuzione geografica delle specie, sulla composizione delle comunità ecologiche terrestri e sulle interazioni interspecifiche. Anche in Trentino è ipotizzabile nei prossimi decenni l’accelerazione di alcuni effetti quali: l’innalzamento del limite degli alberi e i cambiamenti nella composizione delle foreste; le variazioni nella struttura, nella distribuzione  e nella produttività di diversi habitat, con  conseguenze sulla fauna sia vertebrata che invertebrata, del suolo e del sopra suolo, sulla struttura delle comunità, sulla distribuzione delle popolazioni, sulla diversità genetica, sul comportamento, sulla riproduzione e sulla flora intestinale; la modificazione dei cicli fenologici, con l’anticipazione delle fioriture di molte piante e il prematuro riavvio del periodo vegetativo; la risalita di quota di specie vegetali che essendo più adatte ai climi freddi, tendono a trovarsi in habitat non più ottimali, andando incontro a una flessione della popolazione o anche all’estinzione; la maggior diffusione di fitopatie a causa dello stato di stress idrico o termico in cui vengono a trovarsi le piante forestali a seguito di eventi meteo estremi; la diffusione di specie alloctone ed invasive.

Impatti sulla fauna

Numerosi sono gli effetti osservati sulla fauna alpina. Sono cambiati i periodi di attività e di riproduzione (nonché il successo riproduttivo) di molte specie di uccelli, anfibi e artropodi. Ad esempio è ormai comune l’anticipazione degli arrivi di molte specie di uccelli migratori, della riproduzione di molti anfibi e dello sviluppo dello stadio adulto di molti insetti, con particolare riferimento agli impollinatori. Sono mutati gli areali di distribuzione o la densità locale (di mammiferi, uccelli e artropodi). Diverse specie animali montane si sono spostate a quote più alte con conseguente riduzione e frammentazione del loro areale preferito, e cambiamenti nella distribuzione delle popolazioni e della diversità genetica (con impatti sulla loro capacità adattiva e di combattere patogeni). Sono state dimostrate estinzioni locali di alcuni insetti e riduzione drastica di popolazioni. Si osservano anche cambiamenti morfologici: nel peso corporeo, nella fecondità, etc. Si osserva un incremento di nuove specie aliene invasive, incluso parassiti e patogeni, che contribuiscono ad un aumento del rischio di estinzione di popolazioni e delle specie autoctone. Cambia inoltre la struttura degli  habitat, così come si modificano la disponibilità e la reperibilità del cibo, influenzando le dinamiche delle popolazioni.

Approfondisci i rischi legati al cambiamento climatico Scarica la brochure 2024


 

L’adattamento climatico: una risposta strategica

L’adattamento climatico rappresenta una risposta strategica al climate change in atto, tesa a limitarne gli effetti nefasti e a valorizzare eventuali opportunità. Al centro di tale approccio c’è la resilienza, ossia la capacità di un sistema – sia esso un ecosistema naturale, una comunità umana o un’organizzazione aziendale – di resistere, adattarsi e riprendersi da eventi stressanti come inondazioni, siccità o temperature estreme. L’adattamento climatico può assumere forme diverse: dall’introduzione di pratiche agricole più sostenibili alla creazione di infrastrutture resistenti al clima, fino alla riformulazione dei modelli di business per tener conto degli impatti del cambiamento climatico.
In un contesto globale sempre più sensibile alle questioni ambientali, il binomio adattamento climatico – riduzione dei rischi rappresenta un pilastro fondamentale delle strategie di sostenibilità aziendale e non. Le imprese attente alla green economy puntano su tecnologie innovative per affrontare i cambiamenti climatici, non solo con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni, ma anche per mitigare i potenziali rischi economici e operativi che tali cambiamenti possono comportare.
Le strategie di adattamento climatico possono essere molteplici, tra queste segnaliamo:

  • Adattamento agricolo: coltivare cibo in modo sostenibile
  • Adattamento delle infrastrutture: costruire per resistere ai cambiamenti climatici
  • Adattamento delle risorse idriche: gestire la scarsità di acqua in un clima mutevole
  • Adattamento delle zone rurali: sostenere l’agricoltura e le attività rurali nelle aree vulnerabili al clima
  • Costruire comunità resilienti: studiare le peculiarità climatiche, geografiche e sociali delle aree urbane e coinvolgere la comunità locale nei processi decisionali
  • Architettura sostenibile: design e scelte edilizie al servizio dell’ambiente
  • Dal livello globale al livello individuale: la responsabilità è di tutti, ogni piccolo gesto conta. 

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