Nuovo appuntamento a Trento con la Stagione Regionale Contemporanea, la programmazione realizzata in collaborazione tra il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento e il Teatro Stabile di Bolzano.
Giovedì 7 e venerdì 8 marzo sul palco del Teatro Sociale salirà la compagnia catalana El Conde de Torrefiel con uno spettacolo di teatro danza dal titolo Guerrilla, con la drammaturgia e regia di Tanya Beyeler e Pablo Gisbert.
Una conferenza, una lezione di Tai-Chi e una sessione di musica elettronica: sono i tre monumentali movimenti che compongono Guerrilla, lo spettacolo di teatro danza della compagnia catalana El Conde de Torrefiel.
Una sessantina di ragazze/ ragazzi danno vita sul palco a tre tableaux vivant dinamici che rispecchiamo scene di vita della nostra contemporaneità. Quadri e azioni ambientati in un futuro prossimo nella città in cui viene presentato lo spettacolo.
Guerrilla è un lavoro che presenta l'universo interiore confuso e contraddittorio di un gruppo di persone che abitano lo stesso momento nel tempo, si muovono per le strade della stessa città, condividono la coscienza collettiva dello stesso continente che è l'Europa e sono colpite, in misura maggiore o minore, dalle stesse conseguenze. Ciononostante, non sanno come affrontare un mondo che è cambiato troppo dall'inizio del XX secolo e che ha costantemente bisogno di nuove regole, simboli e strumenti per interpretarlo.
Sul palco vediamo ragazze/ragazzi ballare, parlare e ascoltare. Nonostante il titolo, Guerrilla non porta in scena un conflitto evidente, ma rende evidente come la battaglia si sia spostata nella mente di ognuno di noi. Le proiezioni che accompagnano le coreografie sono basate su interviste realizzate a giovani cittadine/i italiani e ci rivelano quanto siano incendiarie le loro riflessioni. Nel profondo dei loro spazi interiori, dove la libertà è confinata, si agita un insidioso vortice di pensieri che si sveglia ogni mattina e si addormenta ogni notte senza mai risolversi.
Guerrilla osserva le tensioni che si agitano in ognuno di noi, e trasforma i tre quadri di vita quotidiana in inquietanti immagini di un’umanità angosciata.